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Reset International: la Libia nel caos

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La Libia nel caos

La diffusione delle rivolte in Libia lascia emergere il loro lato più drammatico e sanguinoso. Secondo diverse fonti i morti sarebbero più di mille, un dato ad oggi impossibile da confermare. Il sospetto è che le vittime siano molte di più. L’esercito di Gheddafi è intervenuto nel modo più crudele e spietato, con bombardamenti aerei rivolti contro i manifestanti. Le città costiere della Cirenaica sono ora sotto il controllo del popolo ribelle.  Altri miliziani diretti a Tripoli, provenienti probabilmente dal Ciad e da altri Stati africani, sono stati reclutati dal leader libico per unirsi all’esercito nazionale, già duramente colpito da massicce diserzioni. Mentre l’ONU ha votato all’unanimità a favore di sanzioni contro Gheddafi, più della metà della produzione di petrolio libico è stata interrotta a causa dell’evacuazione degli impiegati delle compagnie straniere, tra cui l’italiana ENI.
Ma cosa sta realmente accadendo in Libia? E perché Gheddafi ha deciso per una risposta tanto violenta nei confronti dei manifestanti? Eppure erano poche centinaia all’inizio e chiedevano solamente la liberazione di alcuni prigionieri politici. Si tratta anche qui delle cosiddette “rivolte del pane”? Difficile crederlo, se consideriamo che disoccupazione e inflazione hanno colpito in modo molto relativo il Paese rispetto a Tunisia, Egitto e Yemen. Le condizioni di vita sono migliori, data la parziale redistribuzione a beneficio della popolazione degli introiti derivanti dall’esportazione di idrocarburi.
La realtà è che in Libia si sta assistendo ad una rivolta di altra natura: Gheddafi non ha più l’appoggio della gran parte degli Ulema e dei capi-tribù. Un po’ come in Afghanistan infatti, la struttura sociale libica è arcaica, costituita da  complesse ramificazioni gerarchiche, un Paese in cui anche per sposarsi occorre il permesso degli Ulema locali. Non dimentichiamoci che più di un secolo fa gli Ottomani avevano separato Cirenaica e Tripolitania in due province distinte. La Libia, intesa come la conosciamo oggi, non è che un’invenzione italiana di età coloniale, dove due regioni differenti per storia e cultura si trovarono riunite tra confini comuni tracciati a tavolino. E’ proprio questa disgregazione del potere in centri distanti tra loro, etnicamente differenti, su un territorio estremamente vasto ma ricco di idrocarburi, a far sì che tali rivolte inneschino forze centrifughe capaci di far implodere lo Stato libico.

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Per Equilibri.net Emanuele Schibotto è Coordinatore Editoriale

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